giovedì, marzo 19, 2015

Tradizione VS Modernità…e se l’unione facesse la forza?

Partiamo da questo assunto sulla percezione di progresso.
  1.  Tutto quello che si trova nel mondo alla tua nascita è dato per scontato.
  2.  Tutto quello che viene inventato tra la tua nascita e i tuoi trent’anni è incredibilmente eccitante e creativo e se hai fortuna puoi costruirci sopra la tua carriera.
  3.  Tutto quello che viene inventato dopo i tuoi trent’anni è un’offesa all’ordine naturale delle cose, è l’inizio della fine della civiltà e solo dopo essere stato in circolazione per almeno dieci anni torna a essere abbastanza normale.
Grazie a Douglas Adams possiamo quindi capire, in modo semplice, quanto, in ogni campo si lavori, sia molto difficoltoso prendere atto del progresso e sfruttarlo nel proprio business.
La difficoltà è spesso dovuta al fatto che – superficialmente – si decide di abbandonare il modo di lavorare passato per abbracciare il nuovo, senza però pensare se possa migliorarne effettivamente le performance.
Altre volte si vedono guerre di generazioni negli uffici di molte aziende, guerre destinate a non vedere un vincitore ma solo sconfitti.

A quanti è capitato di cambiare – per abbracciare un progresso – e peggiorare le cose? E quante volte un progresso si è lasciato scappare perché era più semplice seguire il “modus operandi” classico…
Come fare per non incappare in questi errori?

Prima di tutto dobbiamo chiarire che operare con un approccio “tradizionale” non significa lavorare in modo “vecchio”, “stantio” o essere dei conservatori.
Purtroppo questa errata percezione è sempre presente, soprattutto quando si lavora nell’ambito del marketing digitale.
Si dovrebbe invece ricordare che il termine “tradizione” deriva dal latino e significava “trasmettere”.
Avere una tradizione, un comportamento o modo di lavorare consolidato non significa non avere il coraggio di cambiare ma semplicemente significa avere “conoscenza”.
E da questa, partire e procedere a nuove sfide.

Non esiste progresso o innovazione o scoperta che non derivi da una metodo di lavoro pregresso, da un passaggio consolidato e verificato.
Ed è così che si trova la soluzione vincente, quando approcci consolidati si uniscono a nuove modalità di lavoro (spesso anche acerbe) e, grazie a queste fondamenta, diventano essi stessi nuovi “pilastri”.
Come spesso accade, sono gli estremi ad essere pericolosi;
Coloro che rifuggono il nuovo per paura di uscire dal consolidato e le persone che annunciano il nuovo fondandosi sul nulla.
Quindi fate attenzione quando avrete di fronte i due estremismi, ma non scoraggiatevi.
In ogni lavoro (e non solo), il giusto equilibrio è la formula vincente e per trovarla dovrete faticare e cercarla!

Vi lascio con una suggestione lanciata da Rosario Fiorello (@Fiorello) alla chiusura del suo speech alla quarta edizione di Hitalk:
“Non siamo innovatori. Siamo tutti rinnovatori. Io con il cellulare ci faccio la radio. Non è rinnovazione questa?“.

Pubblicato su: http://www.engage.it/blogs/the-big-answer#.VQqa5kbMvDo

venerdì, febbraio 20, 2015

Le mie previsioni per gli Oscar

Miglior film
Whiplash

Miglior regia
Alejandro G. Inarritu per Birdman

Miglior attore protagonista
Eddie Redmayne per La teoria del tutto

Miglior attrice protagonista
Felicity Jones per La teoria del tutto

Miglior attore non protagonista
J.K Simmons per Whiplash

Miglior attrice non protagonista
Patricia Arquette per Boyhood

Miglior sceneggiatura originale
Grand Budapest Hotel

Miglior sceneggiatura non originale
Whiplash

Miglior film straniero
Timbuktu (Mauritania)

Miglior film d'animazione
Big hero 6

Miglior fotografia
Birdman

Miglior montaggio
Boyhood

Miglior scenografia
Grand Budapest Hotel

Migliori costumi
Grand Budapest Hotel

Miglior trucco e acconciature
Guardiani della Galassia

Migliori effetti speciali
Guardiani della Galassia

Miglior sonoro
Whiplash

Miglior montaggio sonoro
Birdman

Miglior colonna sonora originale
Grand Budapest Hotel

Miglior canzone
The Lego Movie

Miglior documentario
Last Days in Vietnam

EDIT: ne ho beccati il 50%...scarsino!!!

venerdì, febbraio 06, 2015

Dateci problemi, non risposte!


Una cosa che trovo sempre più rara – nel mio settore di lavoro – è trovare ancora clienti che chiedano quale approccio utilizzare per indagare un problema di marketing, prodotto o comunicazione, senza suggerire il metodo.
È rara perché sempre più spesso ricevo richieste/brief dove è già tutto scritto ed impostato. Come in molte altre cose, mi sono dato la spiegazione che, se siamo tutti allenatori quando gioca la nazionale o tutti musicisti a Sanremo o X-factor, così – nel mio lavoro – è normale che tutti siano “ricercatori” quando bisogna fare una ricerca di mercato.
Nel campo del marketing e comunicazione non sono solo, conosco amici in altre aziende che hanno a che fare con dirigenti che sono anche registi di spot, esperti pubblicitari, inserzionisti pragmatici, etc.

Se la multidisciplinarietà è sicuramente un valore, la “tuttologia” non lo è.

Trovarmi di fronte ad un cliente che si affida a me (valutandomi su questo!!) è qualcosa di estremamente stimolante.
Si è infatti liberi di…
pensare all’approccio migliore
sperimentare modalità di ascolto e, perché no, innovare.

Invece ricevo dei brief “pacchettizzati”, dove vi è già scritto praticamente il progetto e dove manca solo il “prezzo” (in realtà a volte c’è pure quello…).
E alla fine, la valutazione finale è solo sul prezzo e si è così focalizzati sul prezzo che si rischia di dimenticarsi addirittura del problema di ricerca.
Del perché si vuole fare una ricerca.
Sembra più un dovere che un valore. “La devo fare…”
E così ti viene chiesta una fetta di prosciutto per cucinare il dolce.

Il vero dramma di questo atteggiamento è che impigrisce ed intimorisce chi fa il mio mestiere.
Pochi si impegnano e si arrischiano ad uscire dal tracciato già ben scritto, soprattutto quando i budget si riducono e risulta una scelta migliore portarsi a casa un progetto, assecondando il desiderata.

Vi lascio con un suggerimento, se dovete richiedere una ricerca, pensate in modo profondo al problema a cui dovete dare risposta, declinatelo in maniera chiara e profonda ma quando dovrete pensare al metodo, lasciate la pagina bianca.
Lasciate che il ricercatore vi stupisca o, che al contrario, confermi le vostre ipotesi.
Non imboccate, poiché la pappa pronta piace e a perdere di valore siete prima di tutto voi.
Lasciate libertà a chi fa il mio lavoro, ci sarà chi si dimostrerà cuoco (anche nel presentarvi metodi consolidati) ed altri che vi proporranno qualcosa di già pronto surgelato.
Da questo punto, potrete far valere la vostra esperienza (accrescendola!) e collaborare con le ricerche di mercato al fine di ottenere il massimo.
E sono sicuro che qualsiasi cosa sceglierete ne sarete pienamente soddisfatti!

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giovedì, dicembre 18, 2014

La meritocrazia è nel DNA della tua azienda?

Un’azienda dovrebbe cercare di essere il più meritocratica possibile.
Premiare il merito è infatti una delle principali leve e motivi del successo di un’azienda.
Non credo io debba argomentare molto per motivare quanto ho scritto sopra, talmente è ovvio.
Avere dei dipendenti che credono nella propria azienda, che si “spendono” per lei e che da questo ne possano trarne “felicità” non è utopia ma un asset fondamentale, qualsiasi sia il settore del proprio business.
Fatta questa ovvia premessa, si giunge alla constatazione che l’Italia, parafrasando il famoso film dei Cohen, “non è un paese per il merito”.
Da una recente ricerca, condotta dal Forum della Meritocrazia con Great Place to Work® e con la partecipazione della mia azienda, emerge un quadro triste e purtroppo drammatico.
Per vedere tutti i dati ecco il link: http://www.forumdellameritocrazia.it/dettaglio_campagne.aspx?id=10
Dalla ricerca si evidenzia come la stragrande maggioranza dei lavoratori italiani non si ritenga essere giudicata e valutata – nel proprio lavoro – in modo meritocratico.
La gravità è che non solo è un dato sconfortante ma intacca ogni possibile tentativo di successo del nostro paese per il futuro.
Quale giovane deciderà di lavorare duramente – facendo anche sacrifici – se non si vedrà valutato in modo meritocratico?
Come possiamo ambire ad avere dei leader che guidino le nostre aziende (ed il nostro paese) se non occupano il loro ruolo per i propri meriti ma per altri motivi…?
Quale futuro può attendere un’azienda che non premia i propri dipendenti per il loro merito ma che al contrario spesso non li ascolta nemmeno?
Dello studio condotto, una cosa che mi ha stupito è la partecipazione molto contenuta delle aziende interpellate.
Il Forum, in forma totalmente gratuità, ha richiesto la partecipazione a svariante aziende per avere dei dati solidi e confrontarli con la media nazionale ed internazionale raccolti da Great Place to Work®.
Le aziende che hanno aderito sono state poche.
Il motivo?
Non c’è purtroppo un motivo ufficiale ma la mia opinione è che avessero il timore di ascoltare. Paura di ascoltare i propri dipendenti.
Non porsi nemmeno la domanda, se la propria azienda sia percepita come meritocratica, se i propri dipendenti siano felici, se i leader/guide dell’azienda siano visti come tali, è il peccato d’origine del nostro paese ed è tra i motivi della grande difficoltà che stiamo avendo ad uscire da questa crisi.
Una nota relativamente positiva: esistono eccezioni – fortunatamente – ma con le eccezioni è assai difficile superare le crisi e le difficoltà di un paese.

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martedì, novembre 18, 2014

Fare ricerca significa farsi domande

Portare cambiamenti nel settore delle ricerche di mercato è faticoso. Questi alcuni motivi:
Se ho un modello di analisi “blindiamolo” e uniformiamolo facendolo rimanere se stesso
Se ho un cliente a cui piace vedere una certa cosa in una maniera perché proporne un’altra
Se ho un cliente che non sa molto di ricerca di mercato perché complicarmi la vita
Se ho una profonda conoscenza del mio settore perché metterla in discussione

I motivi sono quasi tutti dentro a chi fa il mio mestiere, il ricercatore.
Il ricercatore che non cerca di capire e cambiare il suo modo di lavorare al fine di relazionarsi al meglio con il consumatore/utente è un paradosso. Un ricercatore per definizione dovrebbe non essere mai soddisfatto di un modello e di una soluzione. Se si arriva al punto di non domandarsi più se la domanda è posta nel modo corretto e la persona davanti è in grado di capirla, significa non fare più il ricercatore ma il mero analista.
Da un po’ di anni lavoro in questo settore e mi capita ancora di leggere domande “copia incolla” scritte identiche a 15 anni fa; e ho la terribile sensazione che siano uguali a 30 anni fa. Penso di essere semplicemente realista se non credo che le persone parlino e si relazionino nello stesso modo quando passano i decenni. Non ritengo che possa ancora esserci una formalità così rigida e da professorini quando ci si relaziona con le persone. Ci si riempie la bocca di nomi come “co-creation”, “collaboration”, processi “bottom-up”, “rendere il consumatore protagonista” ma poi lo trattiamo come un oggetto d’antiquariato.
Per esplicitare quello che intendo vi faccio un esempio: “Qual è la sua propensione ad acquistare questo prodotto se lo trovasse nei negozi che abitualmente frequenta ad un prezzo che riterrebbe giusto?”. Questa è una domanda che ho letto la prima volta oltre 15 anni fa e che ancora ieri mi è capitata sul tavolo della scrivania. Io vi sfido a farla ad un vostro amico. Vi prenderebbe per psicopatico. Di esempi di domande “pazze” ne avrei molti.
Troppo spesso si intende come innovazione solo un “prodotto di ricerca nuovo”. Ci si dimentica di cambiare i linguaggi, le metriche, le relazioni e così facendo si rimane identici a se stessi mentre il mondo cambia a doppia velocità. Basterebbe poco, basterebbe pensare le domande che si fanno e non scegliere tra le domande già esistenti, che qualcuno ha già pensato. Fare “Ricerca” deve essere questo e dovrebbe anche essere divertente grazie al fatto di scoprire qualcosa di non conosciuto. Se avete a che fare con le ricerche di mercato, come ricercatori o come clienti di istituti di ricerca, e non vi diverte mai, cercate da un’altra parte, obbligatevi ad uscire dagli schemi.
Buona ricerca a tutti!!

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venerdì, luglio 18, 2014

Fare community per fare ricerca? Non è facile ma si può

Fare ricerca con i propri consumatori è spesso un “sogno” e, quando realizzabile, si paga spesso a caro prezzo.
Soprattutto se i propri consumatori sono pochi o di nicchia oppure semplicemente perché il nostro prodotto o servizio è indirizzato a specifiche categorie. Quindi, per non sognare troppo, ci si trova a fare ricerche su chi magari lo ha solo sentito nominare o in alternativa si prendono anche i non conoscitori e lo si presenta per “fingere” di mettere tutti allo stesso livello.
Se il prodotto non esistesse e dovesse essere lanciato sarebbe la soluzione giusta ma quando un prodotto c’è, è vivo ed ha magari anche una schiera di users felici, è un peccato non coinvolgerli o spendere cifre esorbitanti per sentirne l’opinione. Il “bello” è che oggi trovare queste persone è molto più facile di un tempo.
Spesso infatti sono già vicini alla marca, alcuni si sono iscritti sul sito, oppure hanno fatto un “like” sulla pagina ufficiale di Facebook etc. e magari proprio spinti da campagne di recruiting mirate. Coinvolgerli non solo per fare gamification di comunicazione o engagement ma anche per fare ricerca di mercato è possibile.
Non è facile. Ma è fattibile e ad un prezzo piuttosto basso.
Non è facile. L’ho già scritto ma è la cosa più importante da tenere in mente, sempre! È veramente fondamentale capire che non è la stessa cosa fare ricerca di mercato attraverso strumenti social (Facebook e community di brand) e fare ricerche di mercato in modo tradizionale, sia che si utilizzi il web (Cawi) o metodi più tradizionali. Le persone negli ambiti Social si relazionano in modo differente, usano un differente linguaggio e si aspettano dalla marca una relazione diversa rispetto a quando la cercano in negozio o la vedono nei media classici.
Qualche giorno fa parlando di Social TV e ricerche di mercato stavo affrontando il “serioso” tema del live tweeting e di come questo trend in espansione, ma tuttavia ancora di nicchia in Italia, potrà cambiare pelle con l’evolversi dell’uso di altri strumenti che si stanno trasformando in canali Social e di conversazione, sto parlando ovviamente di WhatsApp. Ciò comporterà un cambiamento di linguaggio ulteriore. Prepariamoci.
Coinvolgere persone vicine al proprio brand non è quindi di per sé difficile, ma è come parlarci, come relazionarcisi la vera difficoltà e sfida.
Loro sono lì, pronti a dare la loro opinione, perché non approfittarne?

lunedì, maggio 05, 2014

Social Media Analysis e ricerche di mercato

L’errore che a volte fa chi legge i risultati di una ricerca è quello di confondere MELE con PERE.
Per questo solitamente si commissiona una ricerca ad un’azienda terza che fa questo di lavoro e che può aiutare a leggere e comprendere i dati. In un altro ambito – che è molto affine al mondo delle ricerche di mercato, tanto che molte aziende del settore ci stanno investendo – si sta facendo questo errore.
Parlo dell’ascolto della rete o anche conosciuto buzz monitoring o web monitoring.

Per chi fa ricerche di mercato – come me – non c’è cosa più preziosa di avere a disposizione, in modo totalmente spontaneo e sincero, un quantitativo enorme di conversato su un determinato prodotto o brand.
Preso atto di questo valore bisogna, in modo attento, valutare e leggere queste conversazioni. Parliamo di contenuti che hanno una valenza sia statistica (cioè numerica) sia qualitativa (cioè di contenuto).
Come valutare una conversazione? E come valutare l’insieme di migliaia di conversazioni? Si entra nel rischioso tema dell’analisi semantica (fatta da macchine!?) e della pesatura dei dati. Tralascio il primo aspetto già di per se ostico (macchine e semantica…).
Parliamo del secondo, sì, della pesatura dei dati.

E qui arriva il bello.
Se non li si pesasse, ci si troverebbe nell’errore di prendere ancora una volta Mele per Pere. Non possono essere giudicati allo stesso modo un post ed retweet; e un commento non avrà lo stesso valore di una condivisione e via così.
Se si vuole sintetizzare un volume totale di conversato si deve, necessariamente, ponderare in base alla Risonanza. È un concetto complesso e lascio al link sotto l’approfondimento.
Voglio essere però esplicito chiudendo questa puntata del blog: ascoltare la rete – senza avere i parametri per valutare efficacemente le conversazioni ed il buzz – vi farà da prima disinnamorare di questi strumenti ma soprattutto vi distoglierà dal vero obiettivo che dovrebbero avere: dare valore!
  • Dare valore in termini di conoscenza sul brand, sul target, sulle problematiche inerenti, sulle opportunità non sfruttate
  • Dare valore in termini di investimenti web su dove ed in che modo essere presenti in modalità paid
  • Dare valore in termini di reputazione, sapendo se e dove si può agire per migliorare il proprio percepito
  • Dare valore in termini di engagement al fine di individuare eventuali ambassador o opinion leader con cui relazionarsi
Dare valore a qualcosa che c’è, che ci sarà e che sarebbe un peccato non sfruttare per il proprio business.
Se volete saperne di più, seguite il link: http://www.slideshare.net/duepuntozeroresearch/drt-abstract
Alla prossima!

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giovedì, marzo 22, 2012

Heineken Jamming Festival, A perfect day, I-Day, Gods of metal, Rock In Idrho, 10 giorni suonati


Heineken Jammin’ Festival 2012.

5 luglio
Red Hot Chili Peppers
Noel Gallagher’s High Flying Birds
Pitbull
Enter Shikari
+ guest

6 luglio
The Prodigy
Chase and Status
Evanescence
Lost Prophets
Seether

late night show :
Gorillaz Sound System

7 luglio
The Cure
New Order
Crystal Castles
+ guest

A perfect day Festival 2012
31 agosto
The Killers + altri artisti che verranno annunciati nei prossimi giorni
1 settembre
Franz Ferdinand + altri artisti che verranno annunciati nei prossimi giorni
2 settembre
Sigur Rós + altri artisti che verranno annunciati nei prossimi giorni


10 Giorni Suonati
Lynyrd Skynyrd
13.06.12
Incubus
26.06.12
Wolfmother
10.07.12
Garbage
11.07.12
Paul Weller
12.07.12
Ben Harper
18.07.12
Lenny Kravitz
19.07.12
G3
22.07.12
James Morrison
23.07.12
Mika
24.07.12
Deep Purple
24.07.12

GODS of METAL
21 giugno
MANOWAR . Confermati anche: Children of Bodom, Amon Amarth, Unisonic, Cannibal Corpse, Holyhell, Adrenaline Mob, Arthemis, Clairvoyants.
22 Giugno
GUNS N’ ROSES. Confermati anche: Within Temptation, Sebastian Bach, Killswitch Engage, Black Stone Cherry, Ugly Kid Joe, Cancer Bats. Altri special guests a breve.
23 Giugno
MÖTLEY CRÜE. Confermati anche: SLASH featuring Myles Kennedy and the Conspirators, The Darkness, Gotthard, Hardcore Superstar, Black Veil Brides, Lizzy Borden. Altri special guests a breve.
24 Giugno
OZZY & FRIENDS (Ozzy Osbourne feat. Geezer Butler, Slash, Zakk Wylde and more TBA). Confermati anche: Opeth, Black Label Society, Lamb Of God, Trivium, DevilDriver, August Burns Red, Kobra and the Lotus. Altri special guests a breve.

Rock in Idrho Preview
13 giugno Sesto San Giovanni (Mi), Carroponte

(main stage)
The Offspring
VERY SPECIAL GUEST tba
Billy Talent

(second stage)
Lagwagon
Hot Water Music
La Dispute

Rock In Idrho
21 luglio Rho (Mi), Arena Fiera

Rancid
VERY SPECIAL GUEST tba
The Specials
Public Image Ltd
SPECIAL GUEST tba
Frank Turner & The Sleeping Souls
Italian guest tba
Cerebral Ballzy
Your Demise
Italian opener tba

I-Day Festival

2 Settembre
Green Day + Guest