lunedì, maggio 05, 2014

Social Media Analysis e ricerche di mercato

L’errore che a volte fa chi legge i risultati di una ricerca è quello di confondere MELE con PERE.
Per questo solitamente si commissiona una ricerca ad un’azienda terza che fa questo di lavoro e che può aiutare a leggere e comprendere i dati. In un altro ambito – che è molto affine al mondo delle ricerche di mercato, tanto che molte aziende del settore ci stanno investendo – si sta facendo questo errore.
Parlo dell’ascolto della rete o anche conosciuto buzz monitoring o web monitoring.

Per chi fa ricerche di mercato – come me – non c’è cosa più preziosa di avere a disposizione, in modo totalmente spontaneo e sincero, un quantitativo enorme di conversato su un determinato prodotto o brand.
Preso atto di questo valore bisogna, in modo attento, valutare e leggere queste conversazioni. Parliamo di contenuti che hanno una valenza sia statistica (cioè numerica) sia qualitativa (cioè di contenuto).
Come valutare una conversazione? E come valutare l’insieme di migliaia di conversazioni? Si entra nel rischioso tema dell’analisi semantica (fatta da macchine!?) e della pesatura dei dati. Tralascio il primo aspetto già di per se ostico (macchine e semantica…).
Parliamo del secondo, sì, della pesatura dei dati.

E qui arriva il bello.
Se non li si pesasse, ci si troverebbe nell’errore di prendere ancora una volta Mele per Pere. Non possono essere giudicati allo stesso modo un post ed retweet; e un commento non avrà lo stesso valore di una condivisione e via così.
Se si vuole sintetizzare un volume totale di conversato si deve, necessariamente, ponderare in base alla Risonanza. È un concetto complesso e lascio al link sotto l’approfondimento.
Voglio essere però esplicito chiudendo questa puntata del blog: ascoltare la rete – senza avere i parametri per valutare efficacemente le conversazioni ed il buzz – vi farà da prima disinnamorare di questi strumenti ma soprattutto vi distoglierà dal vero obiettivo che dovrebbero avere: dare valore!
  • Dare valore in termini di conoscenza sul brand, sul target, sulle problematiche inerenti, sulle opportunità non sfruttate
  • Dare valore in termini di investimenti web su dove ed in che modo essere presenti in modalità paid
  • Dare valore in termini di reputazione, sapendo se e dove si può agire per migliorare il proprio percepito
  • Dare valore in termini di engagement al fine di individuare eventuali ambassador o opinion leader con cui relazionarsi
Dare valore a qualcosa che c’è, che ci sarà e che sarebbe un peccato non sfruttare per il proprio business.
Se volete saperne di più, seguite il link: http://www.slideshare.net/duepuntozeroresearch/drt-abstract
Alla prossima!

Pubblicato in origine: The Big Answer Archivi - Engage | News and views sul marketing pubblicitario

Nessun commento:

Posta un commento